L’immagine dell’io è la chiave della bellezza, della personalità e del comportamento umano.
Ma cosa si intende specificatamente per “immagine dell’io”?
E’ l’idea, costruita sulla base del proprio vissuto, che ciascuno di noi ha di se stesso; è quello cioè che ciascuno di noi crede di essere e di valere e che determina il rapporto con noi stessi e conseguentemente con gli altri.
Appare quindi evidente come tale idea od immagine sia la pietra angolare di ogni lavoro di miglioramento personale da cui il medico estetico non possa prescindere.
Ogni intervento sull’aspetto esteriore infatti, agisce molto più in profondità della pelle! Ed uno specialista di medicina estetica, che lo voglia o no è, e deve essere, anche uno psicologo poichè il suo lavoro sul corpo di un paziente, inevitabilmente avrà ripercussioni anche sulla sua psiche!
Rientrerà pertanto, nell’etica professionale e morale del medico estetico, valutare se le aspettative del paziente possano essere considerate eccessive o meno e se, nel caso, non possano riguardare sfere personali in cui il singolo ritocco estetico può fare ben poco!
Non tutto ciò che è tecnicamente possibile infatti, coincide necessariamente con ciò che è preferibile per la persona che si presenta a visita.
Per questo è importante per il professionista, medico o chirurgo estetico, capire la vera natura della richiesta che riceve. E’ fondamentale che abbia la consapevolezza di ciò che il paziente chiede! Se la richiesta cioè, sia dettata dall’esigenza di trovare un senso di armonia con se stesso oppure, nell’affannosa ricerca dell’approvazione e del consenso altrui, sia piuttosto l’espressione della ricerca di un ideale di bellezza esterno e fatto proprio.
Nel primo caso, l’intervento del medico estetico, opererà a favore del benessere della persona restituendole un’esperienza di armonia con se stesso; nel secondo invece, non farà altro che acuire un sintomo di sofferenza psicologica: la scissione tra il proprio corpo ed il proprio io; tra il proprio corpo e la sua reale percezione; tra il proprio corpo e l’immagine del se.
E’ cosi che la medicina estetica può assumere un ruolo di supporto e di aiuto nella ricerca del proprio senso di Essere e della propria più intima identità o, di contro, essere un modo per assecondare la paura della propria diversità e l’impulso di rifugiarsi in un modello estetico comune.
La persona nella rincorsa al proprio corpo ideale, mira a raccogliere consensi ed approvazione e quindi il senso del proprio valore e del proprio esistere. Tale rincorsa trova radice e nutrimento proprio nella percezione distorta di sè e del proprio corpo, costituendone, nel contempo, in un perverso circolo vizioso, fattore di ulteriore nutrimento.
É importante essere consapevoli del fatto che si tratta di una strategia nevrotica di ricerca del benessere; di una regressione ad una fase narcisistica che non conduce al senso di essere ma ad una dipendenza cronica dallo sguardo che proviene dal di fuori.
Di fronte ad un paziente, sarà sufficiente porsi tale domanda: questa persona come tratta il proprio corpo? Lo considera un oggetto? Un involucro da esporre? Se la risposta e affermativa, nasce il dover morale per il professionista di non contribuire ad alimentare la dissociazione mente/corpo.
Se è vero, come vero che la medicina estetica è la medicina del benessere e dell’armonia, il lavoro dello specialista non può prescindere da una corretta anamnesi psicologica del paziente attraverso cui, qualora necessiti, poterlo indirizzare e sostenere affinché il piano terapeutico, volto alla correzione dell’aspetto esteriore, si accompagni anche ad uno sviluppo ed una crescita della personalità
L’impegno del medico estetico pertanto, deve fondarsi anche sulla piena consapevolezza della grande responsabilità umana e sociale che riveste il suo operato.